Stato di emergenza: Spunti e riflessioni sui civili della difesa

In questo momento doloroso per l’intero Paese, pur nella consapevolezza dei sacrifici che ognuno di noi è chiamato a sopportare come cittadino e  pronti a sopportarli con tutto l’orgoglio di essere Italiani, vogliamo comunque spendere una parola su alcuni argomenti che riguardano più specificatamente il piccolo universo dei dipendenti civili della Difesa che, all’interno del più grande universo dei dipendenti della Funzione Pubblica, condividono regole e norme con gli altri lavoratori del comparto senza condividerne però opportunità ed emolumenti.

Mai come in questo drammatico momento si è evidenziato infatti come il nostro Dicastero sia “anomalo” rispetto agli altri.

La specificità dei nostri ruoli e delle nostre funzioni, espletate gomito a gomito con la componente militare, si è rivelata in tutta la sua indiscutibile evidenza . Non siamo, è vero,  nella generalità dei casi, chiamati in strada in prima linea ma i nostri tecnici, i nostri sanitari, i nostri guardiani e finanche i nostri amministrativi, che condividono comunque ambienti ed attrezzature con coloro che rischiano ogni giorno al servizio del Paese, hanno avuto ed hanno certamente ruoli, rischi e compiti diversi da qualsiasi altro Ministero, perché dietro alle forze operative dispiegate dal nostro Ministero a supporto e difesa dei cittadini, ci sono migliaia di umili dipendenti civili che dietro le quinte contribuiscono con il loro lavoro e la loro abnegazione al funzionamento della macchina militare.

Che dire poi dello smart working?

Decretato per legge modalità ORDINARIA di svolgimento dell’attività lavorativa, mai come in questo momento ha rivelato l’intrinseca discriminazione dei civili della Difesa rispetto ai pubblici dipendenti degli altri ministeri. Le mille pastoie legate alla “segretezza”, ai filtri informatici, alla rigidità di Dirigenti abituati a regolamenti militari, l’accavallarsi di competenze, direttive, circolari in cui ogni Organo Programmatore ha detto la sua, a volte oscurando e soverchiando la Direzione Generale per il personale civile, hanno in sintesi prodotto un rallentamento, quando non un impedimento dell’applicazione di un istituto che in ogni altra amministrazione pubblica è stato applicato senza difficoltà e senza doverselo conquistare Ente per Ente a suon di lettere e battaglie.

In un momento poi così drammatico, siamo consapevoli dell’enorme privilegio di chi, come dipendente pubblico ha, per ora, uno stipendio assicurato a fronte di migliaia di altri lavoratori privati su cui incombe lo spettro della cassa integrazione e del  licenziamento e qualcuno potrebbe pensare che potremmo evitare di intervenire su problemi all’apparenza più spiccioli ma l’emergenza non deve diventare giustificazione per minare diritti di base, creando pericolosi precedenti che potrebbero essere utilizzati anche ad emergenza finita.

E’ per questo che non possiamo tacere il nostro pensiero sull’irragionevole cancellazione del diritto alle ferie che si sta perpetrando  in molti Enti.

Se da una parte contestiamo e contesteremo fino a quanto potremo, la giustificazione di chi si appella al CCNL per l’obbligo di consumare quelle pregresse entro aprile, perché in uno stato di emergenza nazionale come quello in atto, alle regole si va in deroga, non condividiamo neanche chi vuole mistificare la cancellazione di un diritto appellandosi all’etica ed alla morale. Infatti, a parte il fatto che una volta passato il concetto che il diritto alle ferie può essere cancellato con un colpo di spugna, questo potrebbe essere applicato in ogni circostanza, anche quindi per le ferie dell’anno corrente, non ci è chiaro, e qualcuno ce lo vorrà certo spiegare, in quale modo cancellare le ferie spettanti a chi se l’è centellinate l’anno prima, è utile per il Paese.

Se rinunciare alle ferie legittimamente maturate fosse d’aiuto o potesse contribuire in qualsiasi modo ad alleviare le terribili situazioni che già si stanno verificando nel nostro Paese, saremmo i primi ad offrirle come contributo ma non è cancellando i diritti che si migliorano le condizioni di chi quei diritti non li ha.

Quando il Paese potrà ripartire e saremo tutti chiamati a dare il meglio, noi ci saremo.

Non pretendiamo di metterci in ferie.

Pretendiamo di lavorare e pedalare e rimandiamo le ferie a quando potremo usarle per riposarci ed abbracciare magari i nostri cari lontani.

Questa è l’etica che ci piace! Questo il sacrificio che siamo disposti a fare!

Infine lanciamo una proposta, certi di avere il consenso e l’approvazione non solo dei i nostri iscritti ma anche di tutti gli altri lavoratori civili della Difesa:

lo smart working ha fatto risparmiare milioni di euro di buoni pasto all’Amministrazione.

Devolviamo queste somme per l’acquisto di strumentazioni sanitarie e buoni spesa alle famiglie meno fortunate perché solidarietà, per i civili della Difesa, non è solo una parola da usare nei talk show o per acquisire consensi.

Il Coordinatore Nazionale Difesa
Alessandro Coen

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