ART. 3 D.Lgs. 165/2001 – REGIME DI DIRITTO PUBBLICO – I LAVORATORI SONO D’ACCORDO MA…………

Come già detto, per Federazione Intesa la rivendicazione per il transito del personale civile della difesa in regime di diritto pubblico, è una vertenza aperta, ma non lo è per le altre OO.SS ed il vertice politico.

Il perché di questa situazione, potrebbe essere conseguenza del modello di rappresentanza sindacale, sul quale apriamo una riflessione, prendendo spunto dalla vicenda Alitalia.

IL PERCHE’ DI UN REFERENDUM

Il referendum tra tutti i lavoratori Alitalia sottopone al loro diretto giudizio l’intesa di ristrutturazione che i Sindacati hanno sottoscritto.

Il motivo per cui si tiene questo referendum è presto detto.

Sono stati in primis i soci italiani della compagnia, a partire dalle due grandi banche Unicredit e Intesa Sanpaolo, a chiedere che, se si voleva ricapitalizzare la società, l’accordo di ristrutturazione doveva essere pienamente esigibile e sin dall’inizio aveva una precondizione necessaria: le firme sindacali da sole non erano sufficienti, ma bisognava far esprimere i lavoratori e avere la controprova manifesta del loro sì, il tutto a garanzia dei Soci.

Nella PA i “Soci” sono i vertici politici, che non agiscono con risorse economiche proprie ma all’interno della spesa pubblica.

RIFLESSIONE  !!!

Lo strumento ed il fine del referendum, nel mondo del lavoro privato, apre una grande questione, che per analogia, al di là di Alitalia, potremmo idealmente traslare anche per gli accordi o non accordi nella PA e più precisamente nella Difesa.

Gli accordi erga omnes, prodotti dopo estenuanti trattative al ribasso, sono a nostro giudizio intese a perdere, vedasi il protocollo sulla mobilità 2016, vedasi l’accordo sulle progressioni economiche, dove 7000 progressioni sono state meglio di 12000, sempre nel 2016.

A seguire, i roboanti 45 euro per il 2017, (forse) per il 2018, ancor più forse per il 2019, quale soluzione conclusiva di un fantomatico riconoscimento della specificità e la riduzione del gap economico con gli altri dipendenti attraverso l’impegno assunto dal vertice politico, che ad oggi non si sostanzia né in una preintesa né in un accordo scritto.

I 45 euro, in riconoscimento alle “preziose capacità tecniche ed amministrative svolte con passione e competenza” ci dicono una cosa, mentre il protocollo sulle funzioni del personale civile deve ancora indicare dove e come svolgere queste funzioni.

Ci chiediamo, ma fino ad oggi, cosa ha fatto il personale civile se con il decantato accordo sulle funzioni siamo ancora alla definizione delle stesse?

Or bene, questi accordi, che non sono stati sottoscritti o non sono stati condivisi dalla Federazione Intesa, ma comunque erga omnes operanti, sono ciò che veramente vogliono i lavoratori?

L’aver accantonato per ora la discussione sull’Art 3 del 165, è ciò che pensano e che vogliono i lavoratori?

A noi risulta proprio di no, viste le migliaia di firme consegnate al vertice politico, apposte  dai lavoratori iscritti e non, a sostegno dell’Art 3.

In conclusione

Ci piace immaginare che esito avrebbe un ipotetico referendum e quindi il giudizio dei lavoratori della difesa, sugli accordi sopracitati, sulla conclusione con i 45 euro della specificità e del gap economico e sul tacitato, per ora, Art. 3 del D.Lgs. 165.

Il Coordinamento Nazionale Difesa
Giancarlo Lustrissimi

FLASH 2017.04.25 n.13 referendum alitalia e art 3.Pdf

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