RIENTRO IN SICUREZZA: LA MATEMATICA PREFERITA AL BUON SENSO
Con la circolare n.3 del 2020 la Funzione Pubblica ci ha informato che dal 19 luglio l’emergenza sanitaria, il pericolo di contagio, il rischio dato dagli assembramenti, la promiscuità obbligata nei trasporti pubblici e tutte le regole finora imposte a tutta la popolazione italiana, non sono più validi per i pubblici dipendenti.
Nel terzo e ultimo incontro con le OO.SS, quello che ha portato alla firma e a cui non è stata invitata la sola CONFINTESA, forse solo perché unica sigla critica nei confronti dei contenuti del protocollo, il ministro Dadone ed i Rappresentanti presenti, hanno convenuto che, in spregio a qualsiasi logica, i lavoratori che finora sono stati legittimamente e finalmente messi in grado di lavorare da casa, debbano rientrare negli uffici per proseguire la loro attività in presenza, non in base all’effettiva possibilità di lavorare in smartworking ma in ottemperanza ad una irragionevole percentuale matematica e cioè il 50%.
Questo, per il ministro della Funzione Pubblica e per le OOSS che hanno partorito il protocollo d’intesa sul rientro in ufficio, è l’unico criterio da adottare per tutti gli Enti e gli Uffici pubblici.
Se poi si parla di ministero dei beni culturali o di ministero difesa, di uffici aperti al pubblico o no, di musei o arsenali militari, di amministrativi o tecnici, di uffici contratti o stabilimenti chimici, il Ministro ma anche le OO.SS. non se ne curano. L’unico criterio, secondo loro, resta la matematica. Il 50% oggi, in una situazione ancora non chiara di pandemia, da aumentare al 60% a gennaio 2021, cioè quando in teoria la situazione dovrebbe essere si spera migliorata.
Ma che razza di criterio è? Ed i lavoratori fragili? Quelli che fino al 18 luglio erano da tutelare? Spariti dal protocollo e dalla circolare. Che cosa pensano Dadone ed OO.SS? che il 19 luglio siano tutti guariti o tutti defunti? Che cosa è cambiato nel quadro nazionale dal 18 al 19 luglio per far sì che dal protocollo sul rientro in sicurezza sparisse il Comitato per la sicurezza istituito col protocollo precedente? Che cosa è cambiato dal 18 al 19 luglio per cui il 50% di coloro che sono in smartworking devono ricominciare ad affollare strade, treni, autobus, metro, uffici, mense? Il virus è andato in vacanza? E se non è cambiato nulla e se il 19 luglio si può tornare in ufficio “in sicurezza”, perché finora ci hanno tenuto reclusi in casa?
C’è qualcosa che non quadra. O il nostro sacrificio precedente è stato una inutile privazione delle libertà personali che ci è costata anche in termini economici o questo nuovo indirizzo è un attentato alla nostra salute nel nome della “ripresa”.
CONFINTESA non è stata convocata al tavolo che ha partorito queste modifiche. Se fosse stata convocata non avrebbe permesso che fossero cancellati con un tratto di penna tutele e sicurezza. Ma forse è proprio per questo che non è stata convocata. Non ci resta che denunciare tali enormi lacune a tutti i livelli e continuare a batterci per la sicurezza dei lavoratori, ente per ente, situazione per situazione, ufficio per ufficio. Chi pensava di escluderci ha fatto male i suoi conti. Noi ci siamo e ci saremo, perché a fronte di un protocollo farlocco e privo di consistenza pattizia, c’è l’art.7 del CCNL che ci vedrà su ogni tavolo impegnati a difendere la salute dei lavoratori prima di tutto.
Il Coordinatore Nazionale Difesa
Alessandro Coen